Epatite C, coenzima Q10 e del ginko
DOMANDA
Volevo sapere quali sono le proprietà del coenzima Q10 e del ginko biloba e che tipo di beneficio possono avere nei pazienti affetti da epatite C.
RISPOSTA
sia il ginko biloba che il coenzima q10 dovrebbero avere efficacia nell'ambito delle patologie come l'epatite C a causa del loro presunto effetto diminuente la perossidazione lipidica. Il ginko biloba contiene una serie di flavonoidi (ginketolo, isiginketolo, bilabetolo, ginkolide)con effetto di stabilizzazione sulle membrane lipidiche, di bloccaggio della perossidazione lipidica e la formazione di radicali liberi, inibizione del fattore di attivazione delle piastrine (PAF). Il coenzima Q10 è un agente di riduzione ossidativa che agisce nella catena di produzione energetica nelle cellule mitocondriali e si trova naturalmente anche nei vegetali in particolare cereali, soia, noci. Esiste 1 solo lavoro , per di più preliminare, pubblicato nel 1995 in cui a pazienti con epatite B a cui era stato somministrato ginko biloba per tre mesi si era vista una riduzione significativa della fibrosi epatica. Esistono poi 9 lavori sull'utilizzo del coenzima Q10 nelle malattie epatiche, nessuno sull'epatite C, sono tutti lavori sperimentali che valutano non tanto l'efficacia clinica del coenzima ma semplicemente la riduzione dei livelli ossidativi. Si può perciò concludere che se esiste un rationale nell'utilizzo di prodotti antiossidanti come questi nelle malattie epatiche, non è stato ancora dimostrato che possano incidere a livello clinico migliorando la malattia. Bisogna aggiungere che se nel coenzima Q10 si è visto che anche utilizzando quantità pari o superiori a 100 mg/die per lunghi periodi non sorgono effetti collaterali, bisogna ricordare che per il ginko biloba essendo un inibente del PAF (platelet activating factor) è necessario un utilizzo estremamente attento e cauto nei pazienti con problemi di sanguinamento o in terapia anticoagulante