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Situazione e gruppi di soggetti a rischio di infezione

Ci sono situazioni che rendono possibile la trasmissione del virus dell'epatite C. Alcune possono presentarsi nella vita di ogni giorno, altre sono legate a specifiche attività professionali. In ogni caso, se si incorre in una situazione a rischio, è necessario rivolgersi al proprio medico di medicina generale (o a uno specialista) per programmare le indagini del caso. Affrontare precocemente l'infezione è il modo migliore per controllarla efficacemente.

E' opportuno sottolineare che esistono specifici gruppi di cittadini a rischio di contrarre e di avere contratto l'infezione, vanno quindi distinte le modalità di rischio di contagio del passato rispetto a quelle attuali. L'Associazione italiana Studio Fegato, ha ben identificato questi gruppi di cittadini:

Soggetti e situazioni a rischio del passato

• emofilici in cui sono stati impiegati concentrati di fattori della coagulazione prima del 1987 (quando sono stati introdotti processi di inattivazione virale);

• soggetti che hanno ricevuto trasfusioni o somministrazione di emoderivati prima del 1992;

• persone che hanno ricevuto trapianto di organi o tessuti eterologhi fino al 1992.

Soggetti e situazioni a rischio del passato ma anche attuali

• soggetti con qualsiasi evidenza di danno epatico e in particolare soggetti con transaminasi al di sopra della norma in modo persistente;

• soggetti che nell'arco della loro vita hanno fatto uso di droghe per via endovenosa anche se occasionale, saltuario e non continuativo;

• soggetti con tatuaggi e body piercing eseguiti in ambienti non igienicamente protetti (es. carceri o istituti non certificati);

• operatori sanitari e personale di pubblica sicurezza (giustificato dallo specifico rischio professionale);

• soggetti immigrati provenienti da regioni ad endemia (prevalenza) elevata;

• bambini nati da madre positiva agli anticorpi contro il virus dell'epatite C;

• persone con infezione da HIV;

• soggetti sottoposti a lunga carcerazione;

• persone che sono state sottoposte a emodialisi;

• soggetti con crioglobulinemia mista essenziale.

Fonte: Comunicato Stampa AISF, Nov. 2006

Ogni sforzo deve essere fatto per riconoscere precocemente l'infezione ed in questo possono essere di grande aiuto i medici di medicina generale nella selezione dei pazienti che per comportamento e storia famigliare hanno più probabilità di avere infezione da HCV.

Allo stato attuale, non esiste da parte dal Ministero della Salute indicazione per lo screening di massa con transaminasi o test sierologici per HCV finalizzato alla diagnosi precoce dell'infezione per ragioni di costo-efficacia.

Esiste tuttavia una "Expert consensus conference" emanata dall'Istituto Superiore di Sanità, che raccomanda lo screening solo in gruppi limitati di soggetti a rischio "in particolare nei soggetti potenzialmente eleggibili al trattamento antivirale" in ragione cioè di un costo/beneficio vantaggioso valutato esclusivamente su basi economiche-clinico-scientifiche.

Queste decisioni sono state peraltro oggetto di controversie e polemiche da parte della Associazione EpaC onlus, la quale non ha aderito alle conclusioni giunte dalla Commissione di esperti per una lunga serie di motivazioni, basate principalmente su criteri di etica sanitaria pubblica (fare ogni sforzo per ridurre il serbatoio di nuove infezioni), e sociale (fare di tutto per prevenire complicazioni e aumentare la qualità di vita).

A nostro avviso, gli stessi pazienti che si riconoscono nelle categorie a rischio dovrebbero rivolgersi spontaneamente al proprio medico curante o specialista per approfondimenti diagnostici.

È dunque fondamentale aumentare il livello di conoscenza e di consapevolezza della popolazione generale sulla patologia, sulle modalità di diffusione, sui rischi evolutivi e sulle possibilità di terapia.

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