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Webinar sull’informazione e modalità di diagnosi delle epatiti virali A, B, C, Delta ed E.

Le infezioni virali epatiche rappresentano un importante tema di sanità pubblica. Negli ultimi anni, grazie alle epocali conquiste della ricerca, l’epatite C è divenuta una patologia completamente curabile, tanto da spingere l’OMS a definire una linea strategica mirata alla sua eliminazione. In questo documento, oltre a definire i target da raggiungere entro il 2030 in termini di trattamento e cura dei pazienti affetti da HCV, ha stabilito target per l’individuazione delle infezioni sommerse, incoraggiando i paesi a mettere in atto azioni efficaci per promuovere lo screening.
Accanto al tema dell’HCV v’è quello dell’epatite B, infezione anch’essa ricompresa nella strategia OMS di contrasto alla diffusione delle epatite virali.
In Italia l’HBV è sicuramente una infezione che può essere confinata ad alcune fasce d’età e gruppi di popolazione; tuttavia, il numero di soggetti portataori dell’infezione è rilevante: si tratta essenzialmente di soggetti al di sopra dei 45 anni, molti nella fascia over 65, oltre che di soggetti, senza distinzione d’età, di immigrazione recente o di lungo periodo, provenienti da aree ad alta prevalenza, come est Europa o Africa. Pertanto l’epatite B è una patologia tutt’altro che di secondaria importanza in termini di diffusione e va considerato che esistono infezioni sommerse, contratte anche decenni a dietro, il che implica elevate possibilità di complicazioni epatiche come cirrosi ed epatocarcinoma.
Strettamente legata all’HBV è l’infezione da virus delta dell'epatite (HDV), riconosciuta come la forma più grave di epatite virale, un importante problema di salute pubblica a causa della natura aggressiva della malattia. Rispetto alla mono infezione da HBV, l'infezione da HDV/HBV aumenta il rischio di cirrosi di 2-3 volte, il rischio di carcinoma epatocellulare di 3-6 volte e il rischio di morte di 2 volte. HDV aumenta anche il tasso di progressione della malattia con il 30% dei pazienti infetti da HDV che progredisce verso la cirrosi entro 5 anni. Dati i tassi di progressione della malattia e la mancanza di una terapia ampiamente disponibile, l'HDV rimane un'area di grande bisogno insoddisfatto.
In Italia non ci sono dati sul numero reale di persone che convivono con HBV/HDV, né tantomeno una stima di quanti sono inconsapevoli dell’infezione. Un dato è certo però: il tasso di testing è basso e, di conseguenza, la sotto-diagnosi è un problema reale.
Oltre ai virus B, C e Delta, ci sono altre due infezioni da virus epatici da considerare: HAV ed HEV.
L’HAV è il virus responsabile dell’epatite A, uno dei virus che causano infiammazione e che possono compromettere le funzioni del fegato. La patologia si contrae per via orale, attraverso l’ingestione di acqua o cibo contaminati dal virus, o dal contatto stretto con altre persone infette.
Si tratta di un agente patogeno molto resistente, che può sopportare temperature alte ed ambienti molto acidi, ma è una malattia che non cronicizza mai ed è considerata pericolosa solo quando si verifica in soggetti anziani o con altri problemi di salute. Spesso, nei bambini molto piccoli è quasi totalmente asintomatica. Tutte le persone che sono state infettate dal virus HAV, una volta sconfitta la patologia, risultano immunizzate dal virus in maniera permanente.
La diagnosi dell’epatite A si effettua attraverso semplici esami del sangue o delle feci, o, nella fase sintomatica, attraverso una visita medica.
L’epatite E è un’infezione epatica causata dal virus a RNA dellepatite E (HEV). L’HEV è uno dei virus epatotropi maggiori, i quali hanno come bersaglio specifico le cellule del fegato, causando infiammazione e potenzialmente compromettendo le funzioni dell’organo. L’epatite E è diffusa in particolar modo in America Latina e Asia sudorientale, con un’incidenza di 20 milioni di casi nel mondo ogni anno.
In Italia tra il 2006 e il 2016 sono stati registrati circa 200 casi, in parte autoctoni e in parte di importazione, un numero verosimilmente sottostimato a causa di mancate diagnosi, mancate segnalazioni o per mancata esecuzione di test specifici per HEV.
L’epatite E si diagnostica attraverso una visita medica, in cui lo specialista valuta i sintomi e i segni del paziente, a cui seguiranno test di laboratorio dapprima di inquadramento. Successivamente, una volta chiaro il quadro di epatite, seguiranno test specifici per la ricerca dei virus epatotropi, tra cui gli anticorpi diretti contro gli antigeni dell’HEV ed eventualmente la ricerca dell’RNA virale dello stesso.
È evidente, stando a quanto presentato, che occorre fare ancora molta informazione sulle infezioni epatiche virali, alcune ancora troppo poco conosciute, così come, ancora lacunosa, la conoscenza sulle modalità e tempi per eseguire una corretta diagnosi di tali infezioni.

Per fare chiarezza abbiamo interpellato la professoressa Alessia Ciancio, Professore associato di Gastroenterologia School of Medicine Università di Torino, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino - Ospedale Molinette S.C. Gastroenterologia U. e la dottoressa Valeria Ghisetti, Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia Ospedale Amedeo di Savoia, ASL Città di Torino.

Durante il webinar si potranno fare delle domande, che man mano raccogliamo e che proponiamo alla ai clinici alla fine della relazione.
Per registrarsi basterà utilizzare il seguente link:
https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_tNxhGXhoSRW06we6a05mhg



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