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Il sangue della Cina

In questi giorni in cui il mondo torna brevemente a parlare di AIDS riprendo il mano Le sang de la Chine. Quand le silence tue, il libro inchiesta che Pierre Haski, per cinque anni corrispondente a Pechino del quotidiano francese Liberation, ha dedicato alla tragedia del sangue infetto nella provincia cinese dello Henan. La vicenda è terribile: nei primi anni Novanta, le autorità sanitarie locali invitano gli abitanti della provincia a vendere il proprio sangue.

E' una delle tante aberranti applicazioni dello slogan che ha scandito le riforme economiche di Deng Xiaoping: "Arricchitevi". A qualsiasi costo.

Per chi lavora nei campi, in tutto il mondo, il sangue è "la forza". Ma i responsabili della sanità locale usano argomenti convincenti: slogan patriottici e un argomento irresistibile per dei poveri contadini: il denaro. 45 yuan per ogni donazione di sangue: un grosso aiuto per famiglie le cui risorse sono limitatissime. Ma sono le autorità a fare il vero affare, perchè la raccolta patriottica, per loro, è in realtà un puro e semplice commercio.

I contadini donano il sangue più volte al giorno per permettere ai propri figli di mangiare e di studiare. Ma la raccolta viene fatta senza la minima precauzione sanitaria. Data la frequenza delle donazioni, per impedire un eccessivo indebolimento, i medici escogitano un sistema ingegnoso: prelevano il sangue, ne isolano il plasma e poi lo reiniettano nei donatori. Senza sterilizzare le siringhe.

Quando, nel 1995, in Cina si manifesta per la prima volta il virus dell'Hiv, Pechino interrompe il commercio di sangue. Ma le autorità dello Henan nascondono la verità agli abitanti, che a migliaia cominciano ad "avere la febbre", cioè a manifestare i sintomi dell' AIDS o dell'epatite B e C.

Il governo centrale sa e tace per nove lunghi anni, fino al 2003.

E' grazie alle denunce di alcuni medici e al coraggio, pagato duramente, di un reporter locale, se la vicenda trapela all'esterno. Sono pochi i giornalisti occidentali disposti a indagare e a recarsi, di nascosto e con mille precauzioni, sul luogo. Haski visita lo Henan per tre volte. Trova una popolazione disfatta dal male, con tassi di contagio che arrivano al 50%, del tutto priva di informazioni sulla malattia e di risorse per combatterla.

Parla con famiglie decimate, con uomini fino a pochi anni prima forti e ora ridotti a larve impotenti, prostrate in attesa della morte. Visita le loro misere case, raccoglie le loro storie. Descrive l'angoscia di genitori che stanno per lasciare i loro figli nella povertà più nera, e schiere di orfani senza futuro. E racconta la loro incredulità nel rendersi conto di quanto è successo, poi la loro rabbia e le rivolte sedate dall'esercito. Si fa depositario della loro speranza, della speranza che il mondo sappia. Il fotografo che lo accompagna, Bertrand Meunier, rende immortali quegli uomini e quelle donne che della morte sono l'incarnazione più penosa. Le facce segnate, le abitazioni povere e sporche, gli orfani di Shengqiu, i moribondi di Houyang.

"Grazie per il vostro interesse" si sentono dire Pierre e Bertrand. E anche: "Non vogliamo morire senza che sia fatta giustizia". Ma nessuno si occupa di loro. Per le loro vite perdute non è prevista nessuna compensazione. Alle ONG che lo richiedono è impedito di operare in Henan. La diplomazia internazionale non agisce, per non turbare le relazioni con Pechino. Lo stesso governo centrale, che pure dal 2003 si è ufficialmente impegnato ad arginare il contagio, sembra non voler colpire le autorità locali. Nessuno dei responsabili viene punito. Al contrario, Li Changcun, il responsabile provinciale del Partito negli anni del contagio, un protetto dell'ex presidente Jiang Zemin, entra a far parte nel 2002 del Comitato permanente del partito comunista. Le vittime sono centinaia di migliaia.

"La contaminazione di massa degli abitanti dello Henan - scrive Haski - non ha eguali al mondo, e rappresenta senza alcun dubbio uno dei più grandi scandali da quando il virus si è manifestato.

E' anche intimamente connesso alle trasformazioni che la Cina ha subito negli ultimi venti anni, dall'emergere di una economia di mercato troppo spesso senza tetto nè legge, e da un Partito comunista più occupato a nascondere i propri errori e a proteggere i propri membri che a "servire il popolo..."

Le Sang de la Chine è pubblicato da Grasset. Presto la traduzione italiana.

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